02 giugno 2012 — pagina 47 sezione: Cultura
Adam Zagajewski è un luminoso scrittore polacco in odore di Nobel che, dopo la scomparsa di Czeslaw Milosz e Wislawa Szymborska, detiene lo scettro di maggiore poeta di un paese dove la poesia ha fissa dimora, Adelphi pubblica ora, a cura di Krystyna Jaworski, Dalla vita degli oggetti. Poesie 1983-2005, la molto attesa traduzione italiana di una sua ampia raccolta di versi. Chi di Zagajewski abbia già letto Tradimento (Adelphi), un libro di memorie, dove riflessioni e ricordi si alternano a storie esemplari, ritroverà nelle sue poesie la stessa intensa, coinvolgente meditazione sul significato etico e metafisico della vita e dell’arte, la stessa capacità di “ridorare” lo spettacolo quotidiano del mondo, di restituirci la vista e l’udito per potere cogliere,a partire da una foglia, dal canto di un uccello, da un frammento di cielo o da un oggetto di uso quotidiano, la trionfante bellezza del reale. Nato nel 1945 e costretto a lasciare la Polonia al momento della legge marziale (ha vissuto in Francia e negli Usa), con la fine del regime comunista Zagajewski è tornato – quando non insegna all’università di Chicago – a vivere a Cracovia, dove è stato studente. Ed è qui, nella “la città dei sovrani”, che lo abbiamo incontrato per questa intervista.
Fonte: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/06/02/il-paese-lirico.html