L’introduzione:
Le credenze non devono essere coerenti per essere accettate. Le credenze generalmente accettate al giorno d’oggi – le nostre credenze – non fanno eccezione. Certamente, noi consideriamo la libertà umana, almeno nella “nostra parte” del mondo, un fatto ovvio e (salvo qualche lieve correzione da apportare qua e là) una questione risolta nel modo più soddisfacente possibile; in ogni caso, non sentiamo il bisogno (di nuovo, a parte la blanda irritazione che ci prende ogni tanto) di scendere in piazza per rivendicare ed esigere una libertà maggiore o più completa di quella che ci sembra di possedere già. D’altro canto, tendiamo a credere con uguale fermezza di non poter fare molto – individualmente, con alcuni altri o tutti insieme – per cambiare il modo in cui vanno o sono fatte andare le cose nel mondo; inoltre, siamo convinti che, se anche riuscissimo a produrre un cambiamento, sarebbe vano, per non dire irragionevole, elaborare insieme l’idea di un mondo diverso da quello esistente e, qualora lo considerassimo migliore di quello in cui viviamo, impegnarci a fondo nella sua costruzione. Come si possa credere l’una e l’altra cosa al tempo stesso è un mistero per chiunque sia avvezzo a ragionare in termini logici. Se la battaglia per la libertà è stata vinta, come si spiega che la capacità umana di immaginare un mondo migliore e di fare qualcosa per migliorarlo non è tra i trofei di quella vittoria? E ancora, che genere di libertà è quella che frustra l’immaginazione e tollera l’impotenza delle persone libere nelle questioni che le riguardano?